ࡱ> 796 !bjbj .*ppppp  ,g,ppppp&0ۥqS!fn0 &p&H  6:   Concorso scolastico 2012-13 indetto dal R. C. Roma Eur in sinergia con pg 2 Premio: Cecilia Russomanno, Liceo classico Plauto. Malgrado lintenso sviluppo che le tecnologie applicate alla comunicazione hanno fatto registrare negli ultimi tempi e lintervenuta maggiore facilit di relazione in generale, si pu talvolta provare delusione per la superficialit, linautenticit, e la banalit dei rapporti interpersonali posti in essere per il tramite delle nuove funzionalit disponibili (messaggi sms, internet, posta elettronica, social network, ecc.) sino a sentirsi, in definitiva, ancora terribilmente soli. Si conduca una riflessione sul tema anche sulla base delle personali esperienze, suggerendo opportune modalit per un appropriato approccio ai nuovi sistemi di comunicazione, maggiormente coerente con le reali forme di vita sociale. *** Dal momento stesso in cui luomo ha acquisito lelemento razionale che gli proprio e che lo caratterizza, ha percepito linsostenibile necessit di un contatto, una condivisione con un suo simile. In un universo in cui tutto relazione, dunque, possiamo concepire lessere umano come la pi alta manifestazione di tale principio naturale. Ci che lo distingue dal mondo che lo circonda tuttavia la sua volont, la libert alla quale aspira, ma che al contempo lo spaventa e che si realizza appunto solo nel rapporto con laltro. Egli dunque, lo zoon politikon di cui ci parla Aristotele, un essere innanzitutto relazionale, un animale sociale che uno stato di solitudine condurrebbe alla morte. Proprio in ci insito il disagio della societ moderna, nellerrata definizione di tale concetto. Esso ,infatti, non si risolve esclusivamente nella consapevolezza della presenza dellaltro, di una cognizione reciproca immediata, ma qualcosa di molto pi profondo. Ogni individuo esiste ,dunque, come autocoscienza solo se laltro lo riconosce come tale. Questa la base delle relazioni umane , che si configurano complesse, spesso unilaterali e non corrisposte. Ci provoca un conflitto che si traduce in termini di comunicazione, di linguaggio. Ci dice Hegel che Il linguaggio il S che, conservandosi come s particolare, confluisce negli altri ed la loro autocoscienza. Il linguaggio ,a un tempo, recepisce se stesso e viene recepito dagli altri, e la ricezione appunto lesistenza divenuta del S. Leducazione al linguaggio, la comunicazione, risultano spesso percorsi difficili, impegnativi e dolorosi, dai quali luomo ha cercato, attraverso lo sviluppo della tecnica, di proteggersi. Cosa fare se il riconoscimento dellaltro spaventa, ma al contempo una cognizione reciproca immediata non sufficiente? Ebbene, si ricorre ad unillusione, si pone uno schermo tra s e l'altro, cui si delega il faticoso processo di rivelazione ed apertura dell'autocoscienza. Il conflitto per il riconoscimento e la complessa ricerca di un codice di comunicazione comune, si risolvono attraverso un intermediario che l'uomo stesso ha creato e che traduce il calore di una mano, la profondit di uno sguardo, il colore di una voce in una serie di 0 ed 1. Bisogna tuttavia sottolineare che non sempre stato cos. Il computer, i social network ed i mezzi di comunicazione pi avanzati furono il frutto di un bisogno sfrenato dell'uomo di esprimere se stesso e condividerlo con il maggior numero di simili possibile. L'idea della rete, di internet, nata come proiezione e ampliamento all'ennesima potenza della pi ristretta rete di relazioni interpersonali del singolo essere umano. Ma, come noto, l'uomo ,nel suo elevarsi al di sopra della natura tentando di piegarla ai suoi bisogni attraverso la tekn che si traduce in tecnologia , finisce per perdere di vista la sua stessa componente naturale, andando a danneggiare la sua stessa esistenza. Questa la paura che nutriva Bacone in epoca rinascimentale , che molti secoli dopo ribad Jonas nel suo "Principio di Responsabilit" e che ancora oggi risulta fondata. La razionalit umana e l'alto potenziale della sua tekn lo inducono a travalicare i limiti, a peccare di ybris verso quella natura da cui elevandosi finisce ,per, per estraniarsi. Quanto ci appaiono concettualmente lontane l'immagine di due uomini che in trincea comunicano attraverso un telegrafo e quella di due ragazzi che chattano su facebook? Se il confine segnato dalla trincea sembrava ormai superabile, se si erano " accorciate le distanze" , ecco come invece oggi si stia costruendo un muro che cala l'Homo Tecnologicus, l'Homo Digitans in uno stato di solitudine profonda. Ci si accontenta appunto di percezioni immediate, non si tende al riconoscimento. Volendo concepire la vita umana come un'opera d'arte, la societ contemporanea somiglierebbe molto ad un quadro di Hopper... Un bar, persone che si guardano... ma non si vedono, si ascoltano... ma non si sentono. Questo accade perch i ritmi frenetici ai quali scorre la societ moderna non permettono di dedicare il giusto spazio alleducazione alla socialit, a partire dai gruppi primari, i pi ristretti, quali famiglia e scuola, in cui la comunicazione tra i membri avviene per via diretta, fino ad arrivare a quelli secondari e terziari, pi ampi. Lsms, la chat, lmms, rispondono dunque ,in termini di tempo, ad esigenze comunicative rapide ed istantanee. Sempre pi spesso, inoltre, si costretti a rivestire un ruolo, ad indossare una maschera, a vivere in conformit ed in funzione di essa. La possibilit ,dunque, celandosi dietro uno schermo, di poter essere quel che si vuole, di costruirsi un nuovo io , di reinventarsi unidentit ideale, rappresenta levasione, la carriola dellavvocato pirandelliano. Bisognerebbe perci ridurre lutilizzo dei mezzi di comunicazione pi avanzati ai soli casi di estrema necessit, qualora cio lurgenza delle circostanze o le distanze lo richiedano. Luso improprio ed eccessivo che se ne fa tuttavia legato imprescindibilmente in un rapporto di causa-effetto alla societ moderna, pertanto, per correggerlo e limitarlo, necessario intervenire innanzitutto a livello sociale. Se si fermassero gli orologi ,anche solo per un momento, se ci si soffermasse su uno sguardo, su unespressione,su un gesto o un silenzio, lalto potenziale comunicativo, innato nellessere umano, riacquisterebbe valore. Si riscoprirebbe il fascino di essere riconosciuti e riconoscere senza filtri, e la maschera del profilo sul social network, la protezione di uno schermo, comincerebbero a dimostrarsi strette ed inappaganti. Cecilia Russomanno, Liceo classico Plauto, Roma. (.X^ _ b c d e 2Ӹ}iTi@i@i&hoKhE"B*fHph***q )hoKh 6B*fHph***q &hoKh B*fHph***q =hpoh5B*CJOJQJ^JaJfHph***q 7h5B*CJOJQJ^JaJfHph***q 4hB*CJOJQJ^JaJfHph***q hhLq6hh6 hLqhLqhaKhXn_5 haK5haKhLq5X_ c d 34,-lm!!!!$a$gdpo $da$gdoKgd25LMST+.xip DEIJcknvw ,7{دد؛ěěěěs&hoKhpoB*fHph***q &hoKhLqB*fHph***q &hoKhnB*fHph***q )hoKh 6B*fHph***q &hoKhE"B*fHph***q &hoKh B*fHph***q &hoKhB*fHph***q -{  !!!!!!!!İİİİĜĈā hoKhpo&hoKhLqB*fHph***q &hoKh B*fHph***q &hoKh( B*fHph***q &hoKhpoB*fHph***q &hoKhnB*fHph***q &hoKhE"B*fHph***q ,1h. 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